I promessi sposi non vedenti e la battaglia per l’autonomia:

dalla Stampa del 23 Agosto 2018

I promessi sposi non vedenti e la battaglia per l’autonomia: “La tecnologia è un grande aiuto”
Gli invitati troveranno sui banchi della chiesa di Cerano un libretto in braille
Pier Luca Lavia e Daniela Floriduz, sono entrambi insegnanti

CERANO
Il 22 settembre, giorno delle nozze, gli invitati troveranno sui banchi della chiesa di Cerano un libretto in braille. Pier Luca e Daniela, lei cieca dalla nascita lui ipovedente, vogliono che i tanti amici che assisteranno alla cerimonia, molti ciechi o con gravi deficit visivi, non abbiano difficoltà a cantare e partecipare alla funzione.
Lei, Daniela Floriduz, insegna storia e filosofia al liceo Leopardi-Majorana di Pordenone, ma per amore ha già chiesto e ottenuto il trasferimento a Novara, dove diventerà docente al Carlo Alberto. Lui, Pier Luca Lavia, ha girato la provincia insegnando educazione musicale, suona l’organo e dirige la corale di Cerano. Li ha uniti la passione per Internet e i libri, e un colpo di fulmine malandrino. «Sono sempre stato abbastanza autonomo – racconta Lavia – per questo l’anno scorso avevo deciso di non abitare più coi miei a Cerano e di trovare un alloggio a Novara. L’ho trovato e siccome Daniela era una grande amica, gliel’ho comunicato subito. Lei era al mare, quando gliel’ho detto ha mandato un grande urlo, mi ha incoraggiato e mi ha detto che sarebbe venuta a trovarmi. Quell’urlo di gioia che ho sentito al telefono mi ha fatto innamorare. Perso, cotto. Ed eccoci qua, ormai vicini alle nozze».
Daniela è un tipo tosto, la prima alunna italiana che è riuscita a evitare le classi speciali che una volta venivano assegnate a chi non vedeva. «Ogni giorno c’era da conquistare un pezzetto». Sia Pier Luca che Daniela hanno sperimentato una nuova didattica per l’insegnamento. «La tecnologia ha portato progressi incredibili – dice Lavia – al punto che oggi hai delle applicazioni che ti permettono di tradurre in braille i quotidiani e i testi scolastici». Daniela precisa però che il cammino per la parità è ancora lungo: «Quando ho iniziato a insegnare c’era più disponibilità a sperimentare, meno individualismo. Oggi tutti si richiudono più facilmente».
MARCELLO GIORDANI

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