In ricordo di Tullia Bresin

Chi di noi, appartenenti alla Sezione U.I.C.I. di Pordenone, come soci, collaboratori, familiari, non ha almeno un motivo per ricordare la prof.ssa Tullia Bresin, improvvisamente scomparsa il 19 gennaio u.s., per quanto ha fatto per l’Associazione, per la Regione F.V.G. e per i ciechi italiani?
Con il suo carattere caparbio, forte, risoluto, capace di ottenere tutto, anche ciò che sembrava impossibile, sapeva farsi ascoltare da politici e funzionari, che le aprivano le porte al solo sentirla nominare. Non era sempre facile rapportarsi con lei, difficile risultava a volte confrontarsi su interpretazioni umanamente diverse di uno stesso problema. Tuttavia, quella che poteva a volte configurarsi come durezza di carattere, risultava in realtà una dote carismatica, che le ha permesso, ad esempio, di balzare all’avanguardia nazionale tra gli anni ’70 ed ’80, nel settore dell’integrazione scolastica. Precorrendo la legge 517 del 1977, infatti, la prof.ssa Bresin ha combattuto strenuamente accanto alle famiglie dei ragazzi ciechi pordenonesi, per permettere a questi ultimi di frequentare la scuola di tutti, vincendo le diffidenze di molti dirigenti e insegnanti, ed erano anni nei quali, a livello nazionale, l’inserimento dei ciechi nella scuola pubblica era ritenuto un timido esperimento. Tali imprese pionieristiche nell’ambito dell’integrazione scolastica, coronate da successi in gran parte dei casi, anche per la sinergia tra le diverse componenti educative, animata dalla sua sapiente ed instancabile regia, l’hanno resa una vera e propria autorità in campo tiflopedagogico, sia a livello nazionale che presso le amministrazioni scolastiche locali. Il suo obiettivo era la formazione globale dei ragazzi, mirante non solo al conseguimento dei contenuti didattici, ambito nel quale era prodiga di consigli intelligenti circa la strumentazione e il materiale tiflotecnico più adatto, ma anche l’acquisizione di abilità di autonomia, di psicomotricità e nel settore del tempo libero. Una formazione che non aveva nulla da invidiare a quella fornita dagli Istituti migliori e che aveva però il valore aggiunto di non sottrarre i ragazzi al loro ambiente familiare e sociale, sensibilizzato a collaborare fattivamente e senza ombra di pietismo al processo di integrazione. Questo suo modo di agire e di affrontare le circostanze le ha valso, nei primissimi anni ’80, da parte dell’allora Presidente nazionale Giuseppe Fucà, nel libro “Un raccondto per Chiara”, l’appellativo di “angelo biondo dell’Unione”, e l’ha portata, qualche anno più tardi, ad essere eletta nel seno della Direzione Nazionale.
Nel 1969 ha fondato, “allevato” e fatto camminare con gambe robuste la nostra sezione, dandole, tra l’altro, un’ubicazione successivamente più confortevole e adeguata alle esigenze che si sarebbero prospettate. Ha fondato nel 1993 la locale sezione dell’U.N.I.VO.C. ed ancora prima, nel 1983, la nastroteca, ora Biblioteca del libro parlato “Marcello Mecchia”, unica struttura di questo tipo a livello regionale. Molto sensibile alle problematiche dell’autonomia e delle pari opportunità, ha dedicato importanti convegni e incontri pubblici a questi settori d’intervento, stimolando anche il sorgere di comitati e gruppi di lavoro.
Per chi l’ha avuta come insegnante, presso l’Istituto Rittmeyer di Trieste, era la “Sig.na Tullia”. Nell’ambito scolastico si trasformava e diventava per noi alunni un vero punto di riferimento, un esempio da rispettare e di cui essere orgogliosi.
Ha saputo infondere in tante persone della nostra città una diversa mentalità rispetto alle problematiche della cecità e per molti, lunghi anni, la Sig.na Bresin era, di fatto, l’Unione Italiana Ciechi di Pordenone.
Negli ultimi anni, poi, l’età, lo stato di salute, la complessità caratteriale e la difficoltà nel rispondere anche alle più banali sue esigenze, l’ha confinata in uno stato di solitudine e di difficoltà, una via senza ritorno che troppo spesso lascia impotenti e che nemmeno il conferimento di Presidente Onorario sezionale, nel novembre del 2007, ha contribuito, più di tanto, a infonderle coraggio e sostegno.
Al di là di tutto resta il fatto che se n’è andata, improvvisamente, a pochissimi giorni di distanza dal trasferimento a Villa Masieri di Luseriacco di Tricesimo: con lei, la nostra sezione perde una figura emblematica, una colonna portante della nostra storia associativa locale e non solo.
Rimane il rammarico, pur nel rispetto delle decisioni dei parenti, di non averle potuto dare l’ultimo saluto ufficiale nella Sua Pordenone, nella nostra terra, dove ha contribuito a plasmare la quotidianità sociale e professionale di tanti di noi.
Questo fatto ci ha spinto, come Consiglio Sezionale, ad una commemorazione che offrisse a noi stessi e alla cittadinanza, la possibilità di partecipare ad un saluto, postumo ma riconoscente , martedì 27 gennaio alle ore 18,30, presso la chiesa del Cristo a Pordenone. Il parroco l’ha ricordata con parole improntate a grande umanità e affetto, suscitando la commozione dei numerosi convenuti.
 
Luciano Missio
Daniela Floriduz
Giorgio Piccinin
 

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