Storia dell Unione italiana dei ciechi

L’Unione Italiana Ciechi nasce a Genova il 26 ottobre del 1920, per opera di Aurelio Nicolodi e di un gruppo di amici che, come lui, avevano perduto la
vista nel corso della prima guerra mondiale.
Egli spese tutto il suo prestigio al servizio di questo progetto, ispirato ai valori della solidarietà e della giustizia sociale.
L’Unione Italiana Ciechi, nel 1923, si costituì in Ente Morale.
Particolarmente proficuo fu l’incontro tra Aurelio Nicolodi e Augusto Romagnoli.
Egli seppe comprendere che la condizione per il riscatto dei ciechi andava cercata nel superamento dell’ignoranza con il raggiungimento di un buon grado
di istruzione e fu capace di elaborare un progetto pedagogico fondato sul rigore del metodo scientifico e, per questo, dotato di straordinaria efficacia
didattica.
Gli Istituti per ciechi che, all’inizio del secolo, erano semplici ospizi, diventano luoghi di educazione e di istruzione.
Gli obbiettivi che, sin dalla sua fondazione, l’Unione Italiana Ciechi persegue, sono: l’istruzione, il lavoro e l’indipendenza.
Il secondo passo verso l’integrazione sociale è infatti rappresentato dalla costituzione, nel 1934, dell’Ente Nazionale di Lavoro per Ciechi, che sarà la
prima esperienza di lavoro integrato fra non vedenti e vedenti e che consentirà a non pochi privi della vista di affermare la propria dignità di uomini,
liberi dal bisogno e dalla beneficenza altrui. Negli anni della Seconda Guerra Mondiale, i laboratori dell’Ente, specialmente quelli destinati alla fabbricazione
di scarpe per i militari, funzionarono a pieno ritmo, incrementando l’occupazione di lavoratori non vedenti.
In quel periodo i privi della vista furono anche chiamati come aereofonisti volontari, a collaborare con l’esercito italiano nel servizio della contraerea
per la difesa del territorio nazionale dall’aviazione nemica.
I presidenti che hanno guidato l’Unione Italiana Ciechi fino ad oggi, oltre al già citato Aurelio Nicolodi, sono stati: Paolo Bentivoglio, Giuseppe Fucà,
Roberto Kervin ed attualmente ricopre la carica Tommaso Daniele.
Nell’immediato dopoguerra, durante la presidenza Bentivoglio, ebbe luogo un altro importante avvenimento che rappresentò una pietra miliare nella nostra
storia: la “marcia del dolore” che portò un gruppo di coraggiosi non vedenti a percorrere a piedi le strade del centro Italia, da Firenze a Roma.
Alla fine, anche grazie all’aiuto di alcuni uomini politici, quali Orazio Barbieri, Giovanni Pieraccini e Giorgio La Pira, furono piegate anche le più ostinate
resistenze del Governo.
Venne infatti approvata la prima legge che riconosceva l’incidenza economica della menomazione visiva.
Era così compiuto il primo passo verso la realizzazione dello stato sociale.
In quegli anni, vengono anche approvate alcune leggi sul collocamento al lavoro di non vedenti come centralinisti telefonici, come massaggiatori e come
insegnanti.
Negli anni 70, l’Unione, sotto la spinta dei forti cambiamenti in atto, si impegna fortemente per l’integrazione scolastica.
Riesce infine a strappare al Parlamento e al Governo il riconoscimento dell’indennità di accompagnamento.
Si tratta del conseguimento di una grande vittoria civile perché tale indennità viene legata esclusivamente alla minorazione visiva e non a criteri di censo.
Nel 1986, sotto la guida di Tommaso Daniele, viene costituito l’I.Ri.Fo.R (Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione) che, sostenuto finanziariamente
da una legge fortemente voluta dall’Unione, ha svolto una ingente mole di lavoro nei tre settori che lo caratterizzano: la ricerca, la formazione e la
riabilitazione.
Esso ha consentito la diffusione dell’informatica fra i privi della vista, ha formato operatori largamente utilizzati in vari settori, ha organizzato numerosi
corsi di orientamento e mobilità e di autonomia personale, ha avviato, primo nel mondo, un progetto per la formazione di giornalisti non vedenti, ha sperimentato
nuovi profili professionali ed è a tutt’oggi una vera fucina di iniziative.
Nell’ambito dei servizi, sono stati determinanti i risultati conseguiti dal Centro Nazionale del Libro parlato, sostenuto da una legge che ne garantisce
uno stabile finanziamento, dalla Biblioteca in Braille di Monza, dalla Federazione delle Istituzioni pro Ciechi e ancora dalla Sezione Italiana dell’Agenzia
internazionale per la prevenzione della cecità.
Altri importanti successi della nostra Associazione sono:
la Legge 120 che apre ai non vedenti le porte della carriera direttiva,
la Legge 29 che tutela i diritti dei terapisti, non vedenti, della riabilitazione,
la Legge 284 che delinea nuove prospettive per i ciechi pluriminorati e per gli ipovedenti.

Pagina indietro